mercoledì 24 agosto 2011

La recensione di Cristina Zagaria


Noir napoletano per il commissario Lombino

la Repubblica  06 agosto 2011   - pagina 16-   sezione: NAPOLI

PERCHÉ il nucleo non esplode? Bella domanda. E perché Napoli non esplode? Realtà e finzione, un' indagine serrata e una città oscura e incerta, torva, una Napoli noir. Un professore di chimica diventa scrittore di gialli e crea il commissario Arcangelo Lombino, responsabile di un "avamposto" di polizia nel centro della città e appassionato di fisica particellare. Come un fisico alle prese con il cuore dell'atomo, con protoni che si respingono, il commissario si trova (suo malgrado) a districare le cariche (questa volta negative) della città: una serie di delitti, a partire dall'uccisione di un boss della camorra. L' autore è Vito Rosario Ferrone, lucano d' origine, ma napoletano d' adozione, come ama definirsi, docente di Chimica. "Nucleo centrale" è il suo primo romanzo, ma potrebbe essere il primo capitolo di un nuovo eroe seriale napoletano. Un eroe spesso impacciato, corteggiatissimo da splendide donne. Un uomo che non ha paura di rivelare le sue incertezze e che più che il poliziotto super eroe potrebbe essere il vicino di casa dall'animo quieto, ma dall'intelligenza sottile, con il guizzo negli occhi mai stanchi di scrutare il particolare. Una figura rude, introversa, forse per colpa delle origini lucane, che emergono silenti, ma attento osservatore dell'animo napoletano, occhio curioso e disincantato che guarda debolezze e riti di una città, in cui troppo spesso "la necessità rompe la legge", in cui " l' osannata intelligenza, a giudicare dalle condizioni di vivibilità della città, sembra completamente assente". La prima cosa che colpisce leggendo "Nucleo centrale" è il ritmo serrato. Una frase e a capo. Una frase ancora. Anche i capitoli sono divisi in brevi paragrafi. E in questa fucilata di parole emerge discreto l' uso dosato e sapiente (a volte scanzonato) degli idiomi e delle abitudini partenopei. Il commissario Lombino si muove tra posti deprimenti. Ma a interrompere il ritmo, ogni volta che l' atmosfera diventa troppo ruvida, arrivano le divagazioni scientifiche. E a un certo punto scienza e investigazione si sovrappongono: il lavoro di indagine del commissario Lombino diventa meticoloso, sistematico, forse noioso, proprio come quello di uno, scienziato. E sullo sfondo delle indagini c' è Napoli, con i suoi palazzi maestosi, i bar che vomitano freneticamente centinaia di caffè all'ora, le strade trafficate e a senso unico, i panorami di Posillipo. La Napoli di Ferrone ha un' anima sfacciatamente criminale. Ma non c' è mai una accettazione, né una descrizione che ruota attorno ai soliti stereotipi della camorra post-Gomorra. Ferrone fa paradossalmente un percorso inverso, parte dagli omicidi, dal sangue, dalla criminalità più gridata e sguaiata per arrivare al cuore del fenomeno, al nucleo centrale della criminalità e indirettamente della città. Una indagine portata avanti con scrupolo e passione e senza pregiudizi, forse solo come un napoletano d' adozione poteva fare. © RIPRODUZIONE RISERVATA - CRISTINA ZAGARIA