martedì 11 dicembre 2012

Possiamo schierarci dalla parte del commissario?



Nucleo centrale  

di Vito Rosario Ferrone

Una strada del centro storico di Napoli raffigurata in copertina ti porta a pensare che qui la vita  deve essere davvero dura.  E per me che vengo dal centro storico di Napoli e che conosco la vita dura in un vicolo, l’idea di leggere il libro di un autore sconosciuto ambientato singolarmente in questi posti, mi ha subito entusiasmato. Da quelle parti l’autore sembra esserci passato davvero e credo che nel raccontare la sua storia noir si sia ispirato ad una storia vera di camorra, tradimenti, di vendette per motivi d’onore, di droga, una storia che sa quasi di leggenda tra camorra, tradimenti, droga e relazioni incestuose come quella che diversi anni fa fece molto scalpore a Forcella. Se il suo linguaggio nel romanzo è alto, fatto di atomi, neutroni o quark, la sua storia si collega a fatti forse realmente accaduti a Napoli, o per lo meno a quelle “voci”, a quei sentito dire che sussurravano che per una certa famiglia di boss era un’abitudine avere relazioni incestuose, giustificate dalla convinzione che “quella dinastia” doveva mantenere il sangue puro, non contaminato da altri, come succedeva per i faraoni e la loro stirpe eletta. Verità o “inciucio” di quartiere, quello che colpisce nella lettura di questo avvincente e poco comune romanzo è la competenza che l’autore mostra nel parlare di armi o nel descrivere le dinamiche che accadono in questa città, ad esempio quando le persone prendono il caffè al bar.
Mi piace molto il personaggio del commissario Lombino, scusate, lo so che è incredibile, ma dovete leggere il romanzo per capire il mio giudizio anomalo per un detenuto! Il commissario che svolge le sue indagini come tutti i commissari di questo mondo è un duro, viene dal basso, è innamorato e riamato da una donna socialmente più in alto di lui, un PM affascinante e intrigante, ha al suo servizio, Carmelina, una donna del popolo che vive a Scampia, che con le sue considerazioni casuali di “donna del popolo” senza volerlo lo aiuta a risolvere il caso, o meglio a trovare il bandolo di una matassa difficile da sbrogliare, che gli sa stirare le camicie come nessuno al mondo.  Il commissario è un uomo di paese, della lontana Lucania, che si avvicina alla città, anzi a questa città così difficile, con attenzione, ma ha composto una storia “napoletana” mantenendo il filo del reale, sente gli intrecci della cultura napoletana come solo chi ci vive “realmente” sa fare.
C’è anche un “cattivo” in questa storia, che non posso raccontarvi nei particolari per non togliere l’effetto. Il cattivo, il boss contro cui la giustizia deve combattere è Tore detto Scarface, ma all’inizio della storia viene ucciso con una pistola e tutto fa pensare ad un omicidio di camorra. E’ così che tra una soffiata del confidente Pèr ‘e palumm e un cavallo di ritorno per un’auto rubata, le indagini finiscono in una dimensione tutta “al femminile”.
Ma non mi sembra il caso di continuare nel mio racconto, varrebbe la pena di leggere questa storia per intero… sono sicuro che sarete del mio parere nel giudicarla piacevole e avvincente!
Gennaro Ferraiuolo IG

da "Dentro... la notizia
Periodico d'informazine dell' I.T.C. "E. Caruso" 
Sez. Staccata del Centro Penitenziario di Secondigliano (NA)
n. 20 Febbraio-Maggio 2012