Il nuovo libro che Vito Ferrone
ci propone, scorre lungo il pensiero indomito del
commissario Lombino, personaggio eclettico
delle indagini poliziesche, che non si accontenta mai dell’apparente certo e
che conoscendo realtà e personaggi del suo habitat, interpreta oltre che
indagare.
La storia si incentra su due
omicidi con diverso movente ma entrambi legati all’epistemologia di una
giustizia difficile da cogliere.
La giustizia e il diritto, sono
questi i crucci di Ferrone, che scorrono attraverso il pensiero lungo di
Lombino, il commissario filosofo che non si stanca mai di collegare il fattore
umano alla crudezza dei fatti.
Qual è il limite del diritto e
dove risiede l’humus della giustizia, esiste una causa-effetto come rapporto
assoluto o c’è un effetto, a volte ingiudicato, possibile trampolino di lancio
per nuove aperture speculative su nuove regole mai scritte? E se scritte
possono diventare un punto di arrivo, o un processo in evoluzione continua?
In una logica a spirale non si
arriverebbe ad un capo di niente, perciò esiste il diritto che del fatto ne fa
verità.
Lombino, però, conosce il diritto
ma lo evita, a lui interessa la giustizia, quella scienza che dovrebbe
assicurare la verità nonostante ogni ragionevole fatto.
Il deviante che infrange le
regole, perché chi ha deciso chi, calpesta la prassi ma innalza i principi.
Lombino, ha la capacità di non
giudicare e la destrezza di tirare fuori la verità dal senso umano delle cose,
certamente le cose parlano, alla luce dei fatti, ma hanno anche delle zone
grigie che vanno oltre le parole, fino, ad un profondo ed umano sentire.
E qui sta la grandezza di Lombino
il commissario filosofo, lui, non ascolta, sente.
E allora, esiste una giustizia
ordinaria (il diritto) paradigma di tutte le verità, o esiste una giustizia del
profondo che va accettata per come e dove si compie al momento?
Se pure accettassimo la seconda,
il problema sarebbe come dargli l’investitura della universalità.
Sono questi i temi intriganti su
cui Vito Ferrone ci stuzzica, al di la di ogni ragionevole giallo, laddove
questo, ne è solo il pretesto.
Prof. Aldo Noviello