Recensione di Federica Penta
In
“Assenza Centrale”, l’ultimo racconto di Vito Rosario Ferrone, l’autore ci
inserisce immediatamente nella vicenda. Fa da sfondo una Napoli vivace,
problematica ed unica descritta in maniera disincantata; grazie
all’osservazione di un narratore libero ed allo stesso modo innamorato della
propria città, che mostra di conoscere profondamente nelle sue innumerevoli
contraddizioni che la caratterizzano. I personaggi che si intersecano in questa scorrevole narrazione
incarnano caratteristiche tipiche della napolitanità che li rendono unici, originali.
Le
donne assumono un ruolo centrale nella vicenda narrata da Lombino: innanzitutto
la cara tata Carmela, profondamente
napoletana, dal cuore generoso e dalla intelligenza intuitiva; la vittima
Rebecca, ricercata e affascinante, espressione di femminilità e gusto, ma
lontana, troppo; Margherita, donna autonoma e brillante, l’amata assente, la
vera musa ispiratrice delle indagine del vice-questore Lombino; Elisa, donna
intrigante, che cela una verità nascosta. Gli uomini vivono molto spesso di
luce riflessa, affascinati dalla personalità di tali donne, finiscono per
assecondarne le volontà: Ciro,
manovale serio che accetta di essere malmenato e investigato dalla sua
amata pur di dimostrare le sue buone intenzioni; il dott.re Cimmino, zelante e
prediletto dal questore, ma espressione di quella diplomazia e finezza
giuridica, troppo lontana dal sentire del protagonista; il commissario Peppe di
Lorenzo, prima compagno di vita e poi amico del vice-questore, che conosce
profondamente e con cui condivide l’indagine; l’architetto Strazzullo, personaggio
ambiguo e raffinato. In più il protagonista Lombino, con il suo humor mai
inopportuno che affonda le proprie radici nella cultura partenopea, vivace e
intelligente. Nelle indagini Lombino percepisce, comprende ma non esprime mai giudizi;
preferisce non prendersi il merito delle sue scoperte, come il “il grande
inquisitore”, il fisico Majorana, suo modello
di professionalità ed umanità.
Tale
mescolanza tra razionalità ed intuizione disvela una realtà disordinata ma mai
monotona quella di una città che non ha eguali.
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