Quando inizio a leggere un poliziesco dove il protagonista, inevitabilmente
è un poliziotto che, nel caso di Lombino Arcangelo è anche commissario,
promosso a vicequestore per capacità investigative, indubbie, a detta dei
superiori, allora mi viene subito da associare a questo personaggio una delle
scritte che di frequente si trovano sui muri lungo i percorsi delle
manifestazioni e dei cortei di protesta, nelle grandi città, italiane e non
solo: ACAB, è uno slogan di origine anglosassone, che tradotto vorrebbe dire,
tutti i poliziotti sono bastardi. Una scritta da protesta e ribellione estrema,
che individua e colpisce la polizia in quanto forza preposta all'ordine
pubblico e quindi spesso utilizzata per reprimere le proteste e disperdere i
manifestanti, anche con violenza. Ma subito proseguendo nella lettura di
Assenza Centrale, romanzo del prof. Vito Ferrone scrittore, nonché come il suo
alter ego Lombino, appassionato di fisica e seguace del noto Ettore Majorana,
scomparso misteriosamente, mi accorgo che di bastardo nel personaggio Lombino,
poliziotto, c'è poco. Anzi è probabile che non abbia nulla di cui rimproverarsi
nell'eseguire il compito di controllo dell'ordine pubblico, in occasione di
manifestazioni di protesta a Napoli, sua città di adozione e di servizio. Ma un
commissario di polizia che opera a Napoli, città tra le più difficili da
governare nel ”bel paese”, deve avere a che fare con tanti fatti e avvenimenti
propri di una grande città, furti, delinquenza singola e organizzata,
malaffare, varie inciviltà quotidiane. Senza dubbio però i più affascinanti, e
per certi aspetti godibili letterariamente, sono i delitti. L'omicidio è il
fatto che più coinvolge e appassiona lo scrittore e di conseguenza i suoi
lettori. Talvolta gli omicidi sono banali, tristemente ordinari, per cui
l'investigatore non ci mette granché di suo per giungere all'arresto del
colpevole, quindi se non è il maggiordomo che uccide la marchesa, di solito
l'omicidio, specialmente a Napoli, è uno sgarro di pregiudicati, è una vendetta
di camorra, per cui un poliziotto di esperienza criminale riesce prima o poi a
risolvere il caso. Ma lo scrittore non può limitarsi all'ordinario. E nel caso
di Ferrone e del suo Assenza Centrale, direi che siamo in presenza di un caso
straordinariamente fuori da ogni specie di omicidio, che un lettore possa
immaginare. Potrebbe sembrare una esagerazione dire che per questo omicidio
raccontato nel romanzo, ci voleva un' investigatore altrettanto straordinario
da impiegare per poterlo affrontare e giungere alla soluzione. E il commissario
Lombino sembra perfettamente riuscito in questo ruolo. Un personaggio che si
distingue per la sua semplice umanità , ma anche per la concretezza dei
pensieri, o meglio dei retropensieri, dei quali la scrittura del romanzo, con
grande raffinatezza, evidenzia in corsivo lo svolgersi, durante il corso dei
normali dialoghi tra personaggi. Dunque il commissario Lombino scopriamo essere
uno straordinario personaggio, fisico teorico, celato dalla vita ordinaria ma
al contempo con grandi e malcelate inquietudini e fantasiose nefandezze, che
alla luce dell'efferatezza dell'omicidio a sfondo sessuale con una decisiva
perversione, forse si risvegliano, tanto da fargli poi rimpiangere la propria
moglie, la cuoca domestica, e quant'altro possa riportarlo alla sua vita
ordinaria di poliziotto, pur se novello vicequestore. Allorché finisco di
leggere questo intrigante romanzo, decisamente respingo un affiorante dubbio,
ma vuoi vedere che il commissario Lombrino è pure lui un bastardo? (mauridal)
Napoli, 11/05/2016
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