Carmelina
è una ragazza madre. Ha una figlia Francesca. Per questo “scuorno” è stata
cacciata di casa. Neanche mammà è stata capace di tenersela, di accogliere la
nuova vita che doveva arrivare. Solo una zia le è stata vicina finché ha
potuto. La figlia di Carmelina porta il suo nome. Francesca appunto.
Francesca
sta in quinta elementare o in prima media, non è stato mai chiarito. Ma non ha
importanza. Ne consegue che Carmelina non è più tanto una ragazza. Diciamo che
ha avuto Francesca a sedici anni. Quando ha preso servizio dal commissario
Lombino ne avrà avuto venti o ventuno. Adesso venticinque, ventisei. Una donna.
Una
donna che si sente di famiglia. Carmelina vuole un bene da pazzi al suo
commissario. In fondo Lombino le ha dato la dignità di un lavoro e, prima
ancora, l’ha trattata e la tratta meglio di quanto ha fatto la sua famiglia. Il
suo stesso sangue. Carmelina con Lombino ha trovato una “casa”.
Carmelina
ha la stessa sfrontatezza, lo stesso affetto, la stessa voglia di possesso di
una sorella napoletana nei confronti del proprio unico fratello maschio. Io la
vedo così. Si farebbe uccidere per Lombino. Quindi, come dire?, sta sempre in
mezzo. Si mette di traverso. Risponde, e in alcune circostanze, risponde anche
male. Ma non significa niente. Anche quando difende la “signora dottoressa” e
“attacca” il commissario. Lombino lo sa.
Carmelina
ha un profondo rispetto per la dottoressa Scarfoglio, e anche un certo timore
reverenziale. Con il commissario è tutta un’altra storia. Ha confidenza.
Un’intesa profonda. Quasi cromosomica mi viene da dire. Per il suo commissario
si butterebbe nel fuoco, sentite a me. E giustamente in qualche occasione lo
intossica. È tutto come deve essere. Almeno da queste parti.
Carmelina
è suo malgrado e senza nessuna coscienza colei che dà a Lombino l’intuizione
giusta, l’illuminazione decisiva. O quasi. Come mai? Gli è che Lombino tanto
per cominciare è una sorta di genius loci. E poi, come si può dire?, non
ascolta, “sente”; non indaga, “riflette”. Ancora. Non crede molto nell’analisi
scientifica della scena del crimine, si tiene alla larga dalla prova del Dna,
non aggancia celle e delle indagini patrimoniali non sa proprio che farsene.
Anzi non le piglia proprio in considerazione. Dell’elettronica ignora
l’esistenza. Grosso modo gli bastano le autopsie di una dottoressa capace,
bella e intelligente e un po’ di balistica, se pure. Perché il vice questore,
già commissario, Lombino “conosce” chi ha di fronte. Per istinto. Per
esperienza. Per vicinanza. Per appartenenza. Della serie siamo del sud. (Allora
l’obiezione: Lombino è commissario che al nord non può lavorare. Chi l’ha
detto? Lombino è intelligente, e la finirei qui. Se no Carmelina si piglia
collera, e sono cazzi. Amari.). Il suo problema, il problema “centrale” (nei
titoli “centrale” c’è sempre proprio
perché fondamentale, “a fondamento” del personaggio. E poi anche perché poteva
diventare un efficace “tormentone” – come succede nelle nostre estati per
esempio – una sorta di passa parola semplice e, diciamo, fattivo. Spero solo
che da tormentone non diventi o non sia diventato un tormento!) di Lombino è ciò
che altri hanno definito il “fattore umano”. E Carmelina è decisiva. Perché è
autentica figlia di questa città splendida e impossibile.
Ora non
è che Carmelina rappresenta o può rappresentare tutte le sfaccettature
psicologiche, caratteriali, ambientali, eccetera eccetera, della città delle
sirene, cioè dei suoi abitanti. Non sarebbe proprio possibile perché Partenope è
tutto un mondo, assai complicato e complesso. Un manicomio, direi. Qua ognuno
fa quello che deve fare, pensa quello che vuole pensare, si comporta come vuole
comportarsi……a prescindere. Qui a Napoli tutti ci abbiamo un quid. Anzi il
quid. Che pensavate? Di trovare qualcuno senza quid all’ombra del Vesuvio? Non
scherzate proprio. E se ne è uno solo di quid ancora ancora. Insomma ci vuole
Carmelina. Così che al commissario, ad oggi vice questore, Lombino le cose
diventano chiare, o più chiare. E capisce, o comincia a capire. E spiega.
Fottendosene della pistola fumante. Della prova che inchioda il colpevole senza
se e senza ma. Gli basta che sia credibile. La spiegazione. Che regga.
All’esame dell’intelligenza dei suoi pochi e cazzutissimi lettori. I quali, è
indubbio, vogliono bene senza alcun ritegno a Carmelina. Impareggiabile tata, o
presunta tale.
Napoli,
18 aprile 2015
Vito R.
Ferrone in Lombino
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