Recensire un libro. Non mi era mai
capitato. A dirla tutta, non credo nemmeno di esserne capace, ma tant’è. Inizio
quindi dall’autore: l’ingegnere Ferrone.
E’ già curioso questo primo elemento, la professione dell’autore.
Risulta difficile pensare come nell’anima di un uomo di “scienza” in cui tutto
è chiaro, preciso e calcolabile possano convivere quest’ aspetto, per così dire
“quadrato”, con l’inclinazione per la letteratura e la scrittura, quindi con la
fantasia e l’estro. Ciò che sembra un dualismo antitetico si spiega
semplicemente con l’atteggiamento che l’autore ha nei confronti scienza: quello
di un bambino che guarda meravigliato i meccanismi che governano il mondo e
l’universo, ritrovando in essi, non semplici formule, ma quasi versi poetici
che ci descrivono la grandezza di quello che madre natura ci ha donato.
Il protagonista del libro, il commissario
Lombino (a mio parere l’alter ego letterario dell’autore), ha una fissa per la
fisica che ritorna ogni qual volta il poliziotto ha bisogno di chiarezza e di lucidità
per guardare il fondo delle cose. In quanto protagonista, la sua psicologia è
ben descritta ed emerge soprattutto dai suoi dialoghi con gli altri personaggi.
Anche per questi ultimi, seppur non in maniera ampia come per Lombino,, si
apprezza un buon tratteggio psicologico grazie all’uso di pochi, ma chiari
aggettivi. Il linguaggio usato risponde anche’esso alla formazione matematica
dell’autore: senza fronzoli e ridondanze, ma semplice, chiaro, diretto; colto ,
forbito, ma non accademico.
Supportato da una trama intrigante, con
interessanti intrecci e poi da un momento di spannung, “Relatività centrale” si
fa leggere d’un fiato: il lettore sente il bisogno di voltare la pagina quanto prima per conoscere il seguito. Resta, altresì, in chi legge la sensazione di
incompletezza: il libro fa presupporre che ci sia un “prima” e un “dopo”, per
cui riuscitissimo è l’intento di creare una saga. Un' ultima considerazione:
sarebbe opportuno conoscere l’ingegnere prima di iniziare la lettura perché in
tutta la narrazione si ha la netta impressione di sentire la voce dell’autore e
la sua personalità dirompente.
Che dire? Dio benedica le persone che mettono
la propria anima e intelligenza a servizio dell’arte e quindi al servizio delle
persone.
Martina Puglia