martedì 26 giugno 2012

La presentazione al Circolo Posillipo

La prof.ssa Ada Tavani e la prof.ssa Antonella Ferri


...e inoltre l'autore ing. Vito Ferrone, il magistrato dr. Enrico Caria e il dr. Mauro Strazzullo vicepresidente del Circolo

Grande attesa per il ritorno del commissario Lombino


Nella splendida cornice del Circolo Posillipo è stato presentato ieri “Relatività centrale”, il secondo lavoro di Vito R. Ferrone, l’atteso seguito di  “Nucleo centrale”. Tornano i temi cari al commissario Lombino: altri delitti eccellenti si consumano in una Napoli caotica e sempre tragicamente affascinante, e intanto il nostro commissario è alle prese con l’organizzazione di un matrimonio, il suo, con la splendida dottoressa Scarfoglio. Scopriamo così che la tormentata storia con l’affascinante PM è giunta a un lieto epilogo. Ma non sarà facile, come giustamente ci anticipa la quarta di copertina. Per fortuna esiste la fisica, esiste Einstein e la relatività, il rifugio mentale di Lombino, la sua personalissima oasi dove rigenerarsi e fare chiarezza, dentro se stessi, in primo luogo. Tra dubbi, dolorose incertezze e “notti dell’Innominato” lo sguardo acuto del commissario, la sua innata capacità di leggere il "fattore umano" e, non ultimo, il suo “cuore partenopeo”, ancora una volta, forniranno la chiave per venire a capo dell’intricata vicenda.
L’affettuosa prefazione del magistrato Caria, la lusinghiera presentazione della prof.ssa Ferri e gli stralci del libro letti con maestria dalla prof. ssa Tavani hanno fatto intravedere non solo una storia profondamente umana, che avvince il lettore con il noto stile schietto e sottilmente ironico, ma anche l’apprezzabile evoluzione di un originale talento narrativo.
Ros

venerdì 8 giugno 2012

Tra l'incertezza del diritto e la necessità di giustizia


Il nuovo libro che Vito Ferrone ci propone, scorre lungo il pensiero indomito del  commissario Lombino, personaggio eclettico delle indagini poliziesche, che non si accontenta mai dell’apparente certo e che conoscendo realtà e personaggi del suo habitat, interpreta oltre che indagare.
La storia si incentra su due omicidi con diverso movente ma entrambi legati all’epistemologia di una giustizia difficile da cogliere.
La giustizia e il diritto, sono questi i crucci di Ferrone, che scorrono attraverso il pensiero lungo di Lombino, il commissario filosofo che non si stanca mai di collegare il fattore umano alla crudezza dei fatti.
Qual è il limite del diritto e dove risiede l’humus della giustizia, esiste una causa-effetto come rapporto assoluto o c’è un effetto, a volte ingiudicato, possibile trampolino di lancio per nuove aperture speculative su nuove regole mai scritte? E se scritte possono diventare un punto di arrivo, o un processo in evoluzione continua?
In una logica a spirale non si arriverebbe ad un capo di niente, perciò esiste il diritto che del fatto ne fa verità.
Lombino, però, conosce il diritto ma lo evita, a lui interessa la giustizia, quella scienza che dovrebbe assicurare la verità nonostante ogni ragionevole fatto.
Il deviante che infrange le regole, perché chi ha deciso chi, calpesta la prassi ma innalza i principi.
Lombino, ha la capacità di non giudicare e la destrezza di tirare fuori la verità dal senso umano delle cose, certamente le cose parlano, alla luce dei fatti, ma hanno anche delle zone grigie che vanno oltre le parole, fino, ad un profondo ed umano sentire.
E qui sta la grandezza di Lombino il commissario filosofo, lui, non ascolta, sente.
E allora, esiste una giustizia ordinaria (il diritto) paradigma di tutte le verità, o esiste una giustizia del profondo che va accettata per come e dove si compie al momento?
Se pure accettassimo la seconda, il problema sarebbe come dargli l’investitura della universalità.
Sono questi i temi intriganti su cui Vito Ferrone ci stuzzica, al di la di ogni ragionevole giallo, laddove questo, ne è solo il pretesto.
Prof. Aldo Noviello

martedì 5 giugno 2012

La presentazione di "Relatività centrale"

La presentazione presso la "Libreria dell'Autore" di Bella (PZ). Sono intervenuti Arduino Sacco editore e Walter De Stradis direttore di "Controsenso".

Il ritorno di Lombino


Il poliziotto anti-divo nel romanzo di Vito Ferrone

di Federica D’Ambrosio
da La Gazzetta del Mezzogiorno di Venerdì 1° giugno 2012

 Secondo capitolo della saga dell’ispettore Lombino. Vito Rosario Ferrone presenta oggi alle 18, nella Libreria dell’Autore di Bella, il suo romanzo “Relatività centrale” edito da Arduino Sacco. Dalla penna e dalla fantasia dello scrittore giallista, nasce Lombino che non ha nulla dell’eroe, anzi è l’antitesi del poliziotto stile americano alternativo e super figo. Impulsivo, ma puro di cuore, si trova spesso nei guai ma alla fine, grazie alla sua testardaggine, viene a capo dei casi più complicati. L’ispettore Lombino è dunque tornato, ma il suo ritorno non è dei più facili. Lo attendono infatti un caso complesso e il suo matrimonio con la dottoressa Scarfoglio. Organizzare un matrimonio a Napoli non è proprio cosa semplice. Tutto qui è “insopportabile, ma implacabilmente affascinante”. La promessa sposa è oltremodo determinata, incontenibili le sue aspirazioni, troppi i dettagli decisivi. “Tra la passione per la giustizia di pochi, e l’accanimento per il diritto di molti - dice l’autore – si troverà a fare i conti con un passato fin troppo presente, con il dolore e la generosità, con l’amore e le sue infedeltà, con l’amicizia e i suoi tradimenti, fino all’unica plausibile soluzione. Di ciò che la morte ha preteso.”Relatività centrale” è un libro che si legge avidamente, in poco tempo, grazie alla sapiente fusione di più generi letterari. Il tutto è miscelato con una buona dose  di umanità “antica” e ironia. La vicenda criminale è utilizzata soprattutto per far da contorno, e giustificare, le vicende amorose e personali del protagonista. Siamo di fronte ad un giallo leggero, ma dall’impianto che ricorda i classici inglesi, con episodi da pulp fiction in salsa napoletana e da commedia popolare e puntatine nel poliziesco di matrice hollywoodiana. Le indagini procedono a ritmo partenopeo man mano che emergono alla luce piccoli particolari che porteranno alla soluzione del caso. Nella dotta prefazione, Enrico Caria, magistrato, sottolinea queste doti. “ Un libro bello nelle sue molteplici sfaccettature, dove al fascino della trama, già di per sé di assoluta piacevolezza, si unisce il gusto particolare della sovrapposizione delle storie dei personaggi, che tra loro si intersecano e si rincorrono, dando man mano alla storia un senso sempre più compiuto, colorato da un ritmo dei dialoghi sempre piacevolmente serrati”. Nel contempo, sottolinea Caria, è anche “un libro colto per le tante notazioni e richiami letterari, dal momento che l’autore rende omaggio a Ed Mac Bain, lo scrittore dell’87° distretto, uno dei più noti giallisti statunitensi, che però non molti sanno essere un oriundo italiano il cui nome era Salvatore A. Lombino”. Un volume dunque vibrante che procede senza rallentamenti sino al finale certamente all’altezza delle aspettative.