giovedì 1 settembre 2011

La recensione di Emiliano Felicissimo

Da un professore di chimica appassionato, evidentemente, di romanzi gialli, nasce un detective, un commissario di polizia, appassionato di fisica particellare. Entrambi lucani d'origine, napoletani d'adozione. In fondo, la ricerca scientifica e la ricerca investigativa hanno davvero molto in comune: come i fisici che vanno alla scoperta di nuove frontiere ove porre i limiti delle nostre conoscenze, così gli investigatori provano ad arrivare al bandolo della matassa, al nucleo centrale, appunto, delle vicende criminali. E, in una Napoli ancora – e verrebbe da dire, purtroppo, ovviamente – nelle mani della criminalità organizzata, andare a cercare il nucleo da cui si originano i crimini è un lavoro che va ben oltre l'investigazione ordinaria.
Per quello abbiamo un commissario che sembra quasi un bambinone, spesso impacciato, incapace di cedere alle avance di tutte le splendide donne che lo vorrebbero nel loro letto, o nel loro cuore. Una figura quasi buffa, fermo a delle convinzioni e a dei valori morali che i suoi colleghi “cittadini”, uomini navigati abituati alla vita delle strade napoletane, non esitano a rimarcare, quasi fossero dei difetti o dei fardelli, che loro però accettano bonariamente.
A tratti sembra quasi impossibile che un personaggio così simpatico e pittoresco possa star dietro a criminali di livello internazionale, feroci come pochi, capaci dei crimini più efferati.
Ed è questo a stupire del romanzo: Ferrone riesce a cogliere il lato vero, umano, del poliziotto, prima della figura professionale. Tante volte ci si chiede che cosa facciano gli eroi dei nostri film o romanzi preferiti quando non vestono gli abiti dell’eroe, appunto.
Ecco, in Nucleo Centrale è tutto il contrario: vediamo un uomo che, piuttosto che fare l'impiegato di banca, o il postino, o il salumiere, si è trovato a fare il commissario di polizia. Ciò che questo compito comporta è sicuramente gravoso, ed egli è ben lungi dal volerselo scrollare di dosso, ma riesce nonostante tutto, finito l'orario di lavoro, a vivere una vita abbastanza normale, a gustarsi i suoi piatti preferiti e, chissà, prima o poi, anche le donne che tanto lo desiderano.
Nucleo Centrale è un romanzo snello e oserei quasi dire divertente, scritto in un italiano che strizza l'occhio a quel dialetto, il napoletano, che un po' troppo spesso viene canzonato senza coglierne veramente il senso linguistico; scorre via, pagina dopo pagina, senza pesare, dandoci modo di capire chi possa nascondersi dietro alla scrivania di un commissariato di polizia in una delle città più problematiche, affascinanti ed emblematiche dell'Italia di ieri, di oggi e di sempre.


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