lunedì 14 novembre 2016

Un altro commento su "Assenza centrale"

Il commissario Lombino, ormai Vicequestore, si è sposato con Margherita Scarfoglio e vive a Posillipo. Mi sono chiesta se questo cambio di residenza avrebbe inciso sul modus agendi di Lombino. Soltanto alla fine  del romanzo "Assenza Centrale" ho avuto la conferma di quanto speravo: Lombino non è cambiato. Nella mia mente ho sempre diviso Napoli e i napoletani in due settori: quello del centro storico e la zona Chiaia/Posillipo. Il centro storico è come la curva B allo stadio. E' lì che incontri il tifo vero. Così, è soltanto al centro storico, con i suoi odori, le sue stradine, i suoi rumori che puoi conoscere la vera Napoli e incontrare i napoletani autentici. Quelli che ti riscaldano con uno sguardo; che ti strappano un sorriso inaspettato; che ti avvolgono nelle loro braccia. E Lombino è così, un napoletano autentico. In "Assenza Centrale" si conferma la bellezza del suo personaggio. Il suo modo di essere affascina. Procede per intuizioni e, ancora una volta, svela il colpevole di un omicidio efferato, a sfondo sessuale. Ciò che colpisce è il contrasto tra l'immagine dell'omicidio e la purezza dei sentimenti di Lombino. La vittima, infatti, è stata molto amata dal Vicequestore. Oggetto di amore puro e disinteressato in vita, la stessa donna appare dissacrata da un feroce assassino. Soltanto l'intuito di Lombino - che prescinde sia dalle moderne tecniche investigative, sia da una vera e propria indagine - consente di individuare il colpevole. Amore/odio, bene/male, purezza/immoralità sono i contrasti abilmente tracciati da Ferrone, che si conferma tra i miei autori preferiti.

Anna Bizzarro

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