giovedì 17 marzo 2011

Benvenuto tra gli amici di Lombino

Il commissario Arcangelo Lombino vive e lavora a Napoli. Adora la buona cucina, la fisica nucleare e tanto altro. La sua prima indagine è raccontata nel libro "Nucleo centrale" edito da Arduino Sacco.


Non solo noir a Napoli
Un delitto eccellente scuote il cuore antico di Napoli.

Salvatore Imperio, capo clan feroce e determinato, è stato assassinato con i sei colpi di una trentotto special sulle scale di una delle tante chiese della città. Titolare delle indagini il commissario Lombino. Arcangelo. Che da sempre ha un conto in sospeso con la fisica nucleare. E da troppo tempo con l’avvenente dottoressa, dal cognome impegnativo, Scarfoglio. Margherita. Pubblico ministero.

Il delitto è chiaro nell’origine e nelle conseguenze. È certezza. Di molti.

Solo che tra Feynman, genio della fisica, e Carmelina, tata, o presunta tale, affidabile e mariola, i molti caffè e le poche verità, un vice, ambizioso e insicuro, e un informatore infido e autorevole, un Negroni e la pallanuoto, il commissario Lombino di dubbi ne ha fin troppi. Tanti da essere costretto a convincersi che non c’è nessuna certezza nella morte violenta di Salvatore Imperio. Non nelle conseguenze. Tantomeno nell’origine.

In una Napoli comunque presente, in un prisma di gelosia e lealtà, furberia e generosità, sfacciataggine e ritrosia, organizzazione e disordine, sensualità e timidezze, capirà che la spiegazione di tutto sta in ciò che la città stessa ha ormai dimenticato, il rispetto di sé.

E non vi saranno più certezze. Non quelle di sempre.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Noir napoletano tra fisica e suspence

di Antonella Ferri

Una copertina con le ombre di una notte senza tempo nel Centro Antico di Napoli, le luci che si riflettono sui basoli e i sanpietrini di una strada che di certo ha visto troppo, e una volta aperto il libro siamo in un noir a Napoli già annunciato dal sottotitolo di NUCLEO CENTRALE, il primo lavoro di Vito R .Ferrone, edito da Arduino Sacco editore.
Nel panorama letterario napoletano, questo libro mi è sembrato una bella novità.

Leggere un libro è un po’ come conoscere una persona.
Al di là delle finzioni letterarie, degli artifici retorici adottati, la storia, le scelte finiscono per definire il suo autore.
L’amore e la curiosità per il mondo della ricerca scientifica, compare in maniera esplicita (l’atomo del titolo!) o tra le righe del racconto, non solo nelle digressioni più o meno pacatamente scientifiche,ma nei dialoghi e nelle descrizioni, a testimonianza del vissuto dell’autore,alla sua prima pubblicazione, inserito in una occupazione quotidiana dove è importante osservare per capire.
Quale migliore premessa per far condurre un indagine ad un commissario che , come il suo creatore, è lucano d’origine e napoletano d’adozione?
Una bella e ricca mescolanza di modi di sentire e vivere le cose della vita, di lavorare e amare ….da sempre ho immaginato come speciale l’uomo che sapesse mettere insieme la sensibilità di chi è nato in un piccolo centro, tra i campi o le montagne, capace di seguire e comprendere lo scorrere della vita e della morte cadenzata dai suoi ritmi e dalla natura(il grano cresce e poi diventa pane, il maiale muore per diventare sostegno di un inverno, i vecchi se ne vanno lasciando spesso un pezzo di terra e un patrimonio di racconti) e chi è nato in una metropoli, capace di accogliere le diversità, di far suo il patrimonio di multiculture che nella città si incontrano e si allontanano per fare spazio a nuovi incontri e nuove diverse esperienze.
Nonostante i suoi difetti così possiamo sentirci vicini a questa figura eternamente in bilico tra lo “sbirro” pronto a tutto e indurito dalla strada e l’uomo dai lenti ritmi di una piazza di paese, dove il detto si alterna ai pensieri che , quando riguardano le donne e il sesso, corre lontano.
L’opera è acerba , ma non priva di originalità, alcune storie alle spalle dei protagonisti talvolta sono un pò troppo “cariche”, alcuni flash sulla napoletanità ci sembrano al primo impatto troppo legati a stereotipi e clichè troppo usati, talvolta abusati da altre letterature, ma alla fine ci riconosciamo in quei caffè dalle mille varietà, in quel bicchiere d’acqua rimedio universale partenopeo, in quella collina di Posillipo che sembra una roccaforte di privilegi per “ricchi e belli” come il PM Margherita .
Talvolta può risultare faticoso seguire le parole e i pensieri del nostro commissario Lombino, che sente gli echi di tanta letteratura, passata e contemporanea,letteratura conosciuta,di certo amata e guardata con il dovuto rispetto, talvolta con un pò di sospetto.
Si tratta di dialoghi incalzanti, ancor più incalzanti quando si confrontano con un uomo solo alle prese con l’attrazione per Margherita- paradossalmente disponibile proprio per lui!-, con i ragù di mammà, con un caso che lo costringe a fare i conti con l’umanità(la sua e quella della gente di rispetto che si fa giustizia da se!)
Una storia dall’intreccio giustamente intricato,una guerra di clan e un delitto d’onore,una partita di droga e una popolana al commissariato di Scampia che offre involontariamente la chiave di tutto, un finale ad effetto.
Questo ed altro ho letto in questo libro, ma la storia , un’indagine su un omicidio senza un possibile assassino non voglio raccontarla, altrimenti che noir è?

Anonimo ha detto...

Questo racconto, pur conservando elementi tipici del classico romanzo noir, presenta due aspetti peculiari rilevanti: in primo luogo, il binomio fisica-vita; in secondo luogo, l’ironia, che, in alcuni passi, trova sfogo in punte di sarcasmo.
Il commissario di polizia Lombino cerca di risolvere il caso dell’omicidio di Salvatore Imperio detto Tore Scarface, noto boss napoletano. Intrecciando vita professionale e vita privata (il magistrato che si occupa di tale indagine è un’avvenente donna – Margherita Scarfoglio – alla quale il commissario non è per niente insensibile), Arcangelo Lombino racconta sé stesso e il suo mondo. A questo assassinio ne seguirà un altro per depistare le indagini. Lo sfondo tipicamente napoletano, e nella dimensione spaziale e in quella umana, alleggeriscono il tono, di per sé tragico, del racconto. Estremamente ironico e fantasioso, l’autore ha saputo fondere insieme, in una miscellanea molto equilibrata, elementi disparati armonizzando tragedia e commedia, rispetto della legge e umanità.
Molto interessanti le riflessioni sulla fisica del protagonista-autore.

Maria Rosaria ha detto...

La prima impressione che ne ho ricevuto è che non si trattasse di un noir di tipo classico. Mi ha colpito piuttosto il linguaggio semplice fatto di frasi brevi a impatto forte. E poi i dialoghi intervallati da modi di dire tipicamente napoletani, o da espressioni francamente dialettali. Da napoletana, anche se non proprio doc, sarò stata avvantaggiata nel coglierne tutte le sfumature. Gli altri lettori, i non napoletani, potrebbero avere qualche perplessità, ma poi di certo non resisteranno al fascino della napoletanità. Perché è di questo che si tratta, ma non solo. Dopo ogni frase detta dal protagonista, il commissario Lombino, c'è il pensiero non detto, scritto in corsivo, ed è lì che il lettore impara a conoscere il commissario: l'intelligenza, l'ironia, la furbizia e le umane debolezze sono tutte concentrate nel non detto. E nella seconda parte del romanzo, proprio quando l'indagine sembra arrivata a un punto morto, la trama comincia a infittirsi ed affiora un intreccio degno della migliore tradizione noir. Per merito del brillante commissario la risoluzione del caso comincia a delinearsi: la situazione è complessa, pericolosa e delicata. E continua lo spaccato di vita napoletana, sempre traboccante di umanità (Annamaria, la tata, il vicecommissario e gli altri danno il meglio di sé). A quel punto il lettore non può non essere rapito dal racconto e le pagine scorrono veloci verso un epilogo che non è scontato.

ANGELA CIPOLLETTA ha detto...

Ho iniziato a leggere solo le prime pagine di Nucleo Centrale,e confesso che non mi sono affrettata granchè per continuarlo.I motivi possono essere vari ed anche contraddittori:1-non voglio sottrarmi al gusto di immergermi nella storia un poco alla volta,senza fretta ed affanni; 2 -la lettura mi ha interessato,ma non coinvolta talmente da procedere alla sua lettura con ritmo mozzafiato ,per conoscere il finale (cosa tipica,come sappiamo del genere noir); 3 -la mancanza di tempo da dedicare alla lettura del libro ed i soliti impegni da assolvere e un "amore" da coltivare e sicuramente da distruggere presto,spuntato da chissà dove durante gli ultimi due mesi.Questi in breve i motivi per i quali non posso ancora esprimere un giudizio,qualche osservazione o qualche critica a Nucleo Centrale.In questo istante,però, mi è presa una voglia irrefrenabile di continuare la sua lettura e di incontrarne meglio i personaggi e le storie che vi sono disegnate sulle sue pagine.Auguratemi buona lettura e a presto.

marica ha detto...

A prima vista sembrerebbe soltanto la storia di un commissario che indaga su un omicidio di camorra,appassionato di fisica ed anche innamorato.In realtà è un libro che si legge d'un fiato,un libro dal ritmo vitale e pulsante.Come pulsante e caotica è la città che fa da sfondo ad una narrazione ricca di emozioni,sensazioni,passioni che si alternano,si sovrappongono e,a volte, si scontrano.E' il flusso di coscienza di Joyce o di Virginia Woolf? Direi che lo stimolo narrativo è un pò diverso.Il commissario Lombino è determinato,gli è ben chiaro a cosa approderanno le sue indagini.Il suo io,ricco e complesso si ritrova nella sua città adottiva molto più che nella sua tranquilla terra lucana.Egli non sfugge da se' stesso,come potrebbe sembrare.Ha difficoltà a relazionarsi ma sa bene di amare la mitica dottoressa Scarfoglio,apparentemente autoritaria ma che,nonostante tanti rifiuti,continua ad essere attratta dalla nascosta dolcezza e umanità del commissario. Speriamo che questo originale noir a Napoli abbia un seguito e avremo il piacere di seguire altre indagini del coraggioso commissario!

maddalena ha detto...

La Fisica,le donne,e un delitto da risolvere,3 cose completamente diverse eppure in Nucleo centrale si collegano tra di loro. Sin dalle prime pagine di nucleo centrale si capisce che non si sta leggendo il solito noir dove c’è la solita vittima e il solito colpevole … Nucleo centrale è tutt’altro forse proprio perché è ambientato a Napoli,dove incombe purtroppo il problema della camorra e solo chi la vive ed è costretto a viverla ogni giorno può capire le sottili allegorie o sfumature di questo libro.
Il commissario Lombino,appare un personaggio tutto d’un pezzo,molto istintivo,inflettibile a niente e a nessuno, ma in realtà non è così dietro questa sua figura di uomo grande e coraggioso si mostra un uomo timoroso verso le donne e anche forse verso l’amore per il passato troppo sofferto,ma nonostante questo il commissario Lombino è circondato da belle donne … e come non innamorarsi di lei,Margherita ,donna da un sorriso stupendo,così sicura di se da far venire mille timori ad un commissario come il commissario Lombino … man mano che si continua a leggere il libro la storia si infittisce e non solo ci si inizia ad affezionare ad ogni singolo personaggio anche se quello più amato e sempre il protagonista. Le frasi brevi e concise le battute di spirito rispecchiano molto l’essere dell’autore e fanno si che questo non sia il solito romanzo pesante,anzi la lettura è molto fluida e si ha sempre di più la voglia di arrivare alla fine,e questo viene aiutato anche dal fatto che il lettore sa in ogni singolo momento cosa pensa il protagonista come se fosse teletrasportato nel libro collocato precisamente nella mente del commissario … A mio parere Nucleo centrale è un libro che va consigliato soprattutto ai giovani di Napoli, perché i ragazzi napoletani sono costretti a vivere in una città corrotta quindi hanno bisogno di una figura di riferimento,che non sia necessariamente un uomo perfetto,ma un uomo con dei valori, con le sue ansie, titubanze, le piccole nevrosi di uomo qualunque ma, proprio per questo un uomo da amare, comprendere e rispettare...