giovedì 27 ottobre 2016

Ancora su "Relatività Centrale"

Si è appena conclusa un'altra settimana "in compagnia" di Lombino. E' questo il tempo massimo che impiego per leggere i travolgenti racconti di Vito Rosario Ferrone. Se non avessi altri impegni, credo che "trascorrerei" una sola ma intensa giornata con il mio Commissario preferito. Anche questa volta l'Autore mi ha rapita, conducendomi per mano all'interno di un'avventura non troppo lontana dalla vita reale. In "Relatività Centrale" funge da cornice Napoli, dipinta da Ferrone con i colori brillanti che le si addicono, senza però sottacerne gli aspetti meno apprezzabili. Un quadro che evoca sensazioni dolci e amare. Un ossimoro perfetto per la mia città. L'intrico poliziesco è come sempre ben strutturato e mai banale. Anche chi non ama il genere giallo non può non apprezzare lo stile inconfondibile di Ferrone. Svelare i colpevoli di delitti efferati è soltanto un'occasione per riflettere sulla complessità dell'animo umano. La cosa che colpisce è la capacità dell'Autore di tracciare personaggi realistici e mai etichettabili in assoluto come "buoni" o "cattivi". "Relatività Centrale" è la conferma non soltanto di quanto il Commissario Lombino sia "eroicamente" umano, ma soprattutto delle espresse capacità dell'Autore di dipingere in chiaroscuro fatti, persone e scenari.

Anna Bizzarro

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